Purim 5780 - Il ribaltamento della sorte

In questa situazione di incertezza, il MEIS desidera condividere una storia ebraica tramandata da generazioni, quella di Purim, caratterizzata dalla speranza e dall’ottimismo che la cattiva sorte possa cambiare.

Il 14 e 15 del mese ebraico di Adar (la sera di lunedì 9, martedì 10 e mercoledì 11 marzo) si celebra una delle feste più gioiose e amate: Purim.

Il nome proviene dalla parola “Pur” che significa significa sorte. La storia che viene letta e raccontata è proprio quella del ribaltamento di un destino che sembrava inesorabile e del ritorno alla vita.

Il messaggio universale di Purim, attuale oggi come ieri, è incentrato sulla resilienza, ovvero la dote di superare e resistere ad un evento traumatico e la gioia del pericolo scampato.

Secondo la storia al tempo dell’antico Regno di Persia, il re Assuero aveva come uomo di fiducia e visir Aman, un personaggio tracotante e assetato di potere che voleva prevaricare su tutti. Dopo aver ripudiato la moglie Vashtì che si era rifiutata di rispondere all’ordine di presentarsi al suo cospetto, Assuero iniziò la ricerca di una nuova consorte. La scelta ricadde su Ester, una giovane ragazza ebrea orfana cresciuta dal cugino e tutore Mordechai, la quale non rivelò la sua appartenenza religiosa e divenne la nuova regina di Persia. Nel frattempo Aman, indispettito del rifiuto di Mordechai di prostrarsi davanti a lui e riconoscerne la superiorità, decise di ordire una terribile vendetta: nel 13 del mese ebraico di Adar, tutti gli ebrei dei territori governati da Assuero sarebbero stati uccisi barbaramente dopo essere stati depredati dei loro beni. Il destino sembrava segnato e il re Assuero chiuso nel suo opulento palazzo era inavvicinabile. Restava solo un’unica speranza: la regina Ester.

Mordechai le spiegò che agire era necessario, bisognava parlare con il re. Pur consapevole che presentarsi davanti al re senza essere stata chiamata equivalesse ad una condanna a morte, Ester lo fece. Era l’unica a poter decidere: donna, orfana e segretamente ebrea. Dopo tre giorni di digiuno e solitudine la regina si liberò della paura e agì: andò dal re, svelò la sua identità ebraica e raccontò i piani di Aman. Assuero prese coscienza della situazione cancellando gli ordini di Aman e ribaltando il destino degli ebrei.

La festa di Purim prevede: la lettura del Libro di Ester (la Meghillah); un pasto festivo (Seudat Purim); lo scambio di doni (Mishlóach manót) e l’elargizione di regali ai più bisognosi (Matanot l’Evyonim). Si usa anche travestirsi, soprattutto dai personaggi della storia, e rallegrarsi.

Tutte le pratiche previste si svolgono quest’anno in maniera diversa dal solito, nel rispetto del decreto relativo al contenimento del Coronavirus.

Nella storia di Purim prevalgono il ruolo cruciale e il coraggio delle donne. La figura della regina Ester, ebrea persiana che sposa il re Assuero tacendo la sua identità ebraica e salva il suo popolo, viene recuperata prima dai conversos, ovvero gli ebrei spagnoli e portoghesi convertiti forzatamente al cristianesimo, per i quali era una eroina nella quale riconoscersi. Diventa poi un mito consolidato nei ghetti italiani, anche perché permetteva agli ebrei, che non potevano far loro temi teatrali cristiani, di sviluppare una narrativa eroica dentro la propria cultura e le proprie mura.

La regina Ester e il quadro di Sebastiano Ricci nella immagine, sono tra i protagonisti della prossima mostra del MEIS curata da Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel.

Chag Sameach, felice festa di Purim.

(Nell’immagine, il quadro “Ester davanti ad Assuero” di Sebastiano Ricci, Palazzo del Quirinale. Crediti fotografici: Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica – Foto Giuseppe Schiavinotto, Roma)

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