Fra meno di un mese la nuova mostra su ebraismo e Rinascimento

MANCA ormai meno di un mese all’inaugurazione della nuova grande mostra che il Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah dedica al percorso, storico e culturale, della presenza ebraica in Italia. Dopo l’esposizione inaugurata il 13 dicembre 2017 dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il secondo capitolo è incentrato sul Rinascimento. La mostra, in questo caso, è curata da Giulio Busi, uno degli studiosi di ebraismo più importanti del panorama internazionale; curatore, fra l’altro, della riedizione del diario di viaggio di Beniamino da Tudela, il cui excursus umano e sociale attraverso l’Italia e l’Europa è riassunto, al Meis, anche in una splendida e gigantesca mappa.

MA L’INAUGURAZIONE della seconda mostra, inevitabilmente, manterrà i riflettori sulla vicenda del taglio dei fondi necessari al completamento della struttura ricavata dall’ex carcere. E’ in partenza infatti il lotto di lavori che prevedono anche la realizzazione del primo dei cinque libri della Torah che caratterizzano il progetto complessivo; il timore, espresso anche ieri in Consiglio, è che se i fondi non saranno reintegrati – come in qualche modo garantito dal ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli all’emergere del caso –, il Meis rischierà di restare monco. «Il progetto originario, finanziato da una legge dello Stato, assolutamente bipartisan – ha ricordato il vicesindaco Maisto – lo collocava nella dimensione dei grandi musei internazionali. Basti pensare a quello di Varsavia, che conta 80 dipendenti e contributi annuali rilevantissimi dallo Stato». Da Maisto, oltre che da altri esponenti del Pd, la domanda: «Ci piacerebbe sapere a chi e cosa, in questo momento, sono stati destinati i 25 milioni di euro distolti dal Meis…».

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