APRE IL MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH
«A cosa serve un museo nazionale dell’ebraismo italiano? A parlare soprattutto di oggi». Lo presentano così a Ferrara il Meis appena inaugurato, il luogo deputato a raccontare la storia degli ebrei italiani, una comunità che da ventidue secoli è parte integrante del tessuto del nostro paese.
L’itinerario espositivo che introduce al museo è Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni: a narrare quel millennio – attraverso circa duecento oggetti, dall’arte ai manoscritti, agli amuleti fino ai documentari, provenienti da diversi paesi del mondo – sono i curatori Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, con l’allestimento dello studio Gtrf di Brescia.
Lo spettacolo multimediale Con gli occhi degli ebrei italiani sarà una installazione permanente al Meis, lì dove fino a non molto tempo fa c’erano le carceri, a via Piangipane (un complesso costruito nel 1912 e dismesso nel 1992), nella zona sud-ovest della città e adesso, con il progetto di Scape di Ludovica Di Falco è sorto un museo che è anche un memoriale, sulla falsariga di molti luoghi simili internazionali.
Il Meis per rovesciare il suo passato di «reclusione» e chiusura all’esterno, è accessibile liberamente nella sua hall, nel bookshop e nei settori della ristorazione, così come nelle parti dedicate alle mostre temporanee e al parco. È un luogo da vivere per tutta la città, che traccia una linea immaginaria che conduce fino al giardino dei Finzi-Contini.
Pur essendo gli Ebrei una minoranza (in Italia sembra non abbiano mai superato le 50mila unità), il loro ruolo è stato di primo piano già a partire dall’epoca romana e successivamente nel Rinascimento, per continuare in epoca moderna, nello sviluppo economico di nord e centro Italia, e nel processo di unificazione nazionale e risorgimentale, fino al loro apporto vivace alla produzione letteraria e scientifica del XX e XXI secolo.
Lo spettacolo multimediale è un’animata introduzione storica: il visitatore viene accompagnato da Gerusalemme a Roma, può «vedere» la distruzione del Tempio ad opera dei Romani, comprendere quanta cultura ebraica ci fosse sotto Giulio Cesare, come
i pagani confondessero gli Ebrei con i primi cristiani, e come il cristianesimo, una volta assurto a religione ufficiale, abbia inizialmente tollerato la comunità, per poi emarginarla. Fino alla dispersione degli Ebrei in tutta la penisola, dove però questi ultimi riuscirono a mantenere vive le loro tradizioni, in dialogo con la società nella quale si trovavano a vivere. Basti pensare al Meridione italiano e al «fluidissimo » medioevo siciliano.